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Il Rally Dakar (o la Parigi–Dakar, perché molte edizioni partirono dalla capitale francese) è divenuta una leggenda della storia dell’automobilismo sportivo mondiale. Un test al limite più estremo per uomini e macchine nel deserto del Sahara. Una serie di estenuanti prove dalle quali solo i più coraggiosi e i più attrezzati riuscivano ad arrivare alla fine.

Durava, di solito, dalle due alle tre settimane, su un percorso di circa 10.000 chilometri, ed era divisa in più classi, a seconda del veicolo che veniva utilizzato. Sin dall’inizio sembrava essere la vetrina perfetta per Land Rover.

Nella prima edizione, nel 1979 una Range Rover privata si aggiudicò la vittoria nella sua classe. E per tutti gli anni Ottanta le Range Rover in gara riuscirono spesso a salire sul podio nella classifica finale, collezionando una serie di prestigiosi successi: prima nel 1981, seconda nel 1984 e 1987, terza nel 1983 e nel 1988.

Nonostante questo, Land Rover rimase sempre incerta circa un suo coinvolgimento diretto. Non c’era un vero e proprio team ufficiale fino a quando, all’inizio degli anni Ottanta, la pressione della concorrenza non convinse Land Rover a varare un programma per il rally, allo scopo di rafforzare la sua posizione sul mercato.

Il programma fu seguito dall’importatore francese. Una soluzione che consentiva a Land Rover di prendere le distanze da eventuali insuccessi.

Tra il 1983 e il 1986 vi fu una sorta di supporto semi-ufficiale di Land Rover ai preparatori francesi di Halt’Up!. Era evidente, però, che per rimanere molto competitivi era necessario che le Range Rover dovessero essere notevolmente modificate, soprattutto per competere con quei team che potevano contare su consistenti finanziamenti e sul sostegno delle altre case costruttrici.

Fu allora sviluppata una versione a passo lungo, più adatta a quel tipo di competizione, e il cambio di serie, che aveva sempre dato problemi in gara, fu sostituito da un tipo X-Trac. La carrozzeria venne resa più aerodinamica, utilizzando kevlar e fibra di carbonio.

La conquista del secondo posto nel 1987 e del terzo nel 1988 con questi veicoli modificati, convinse Land Rover a prendere seriamente in considerazione l’ipotesi di iscrivere un team ufficiale.

Venne preparato un prototipo del gruppo T, con un motore 3.9 litri V8, ma i programmi per il lancio del nuovo Discovery e la decisione di posizionare la Range Rover nel segmento premium di lusso, portò Land Rover a porre fine al progetto perché non si riteneva che fosse ancora utile per il nuovo mercato di riferimento.

Tre Discovery II supportarono il team della squadra di motociclisti BMW che partecipò alla Parigi–Dakar del 1998. Nonostante motori, trasmissioni ed assali fossero praticamente di serie, tutte e tre arrivarono felicemente al traguardo. Una di queste, ora esposta nella collezione dell’Heritage Motor Centre di Gaydon, si qualificò addirittura trentunesima.