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NSU Trapeze

NSU Trapeze

Nel 1967 la NSU presentò la Ro80, una berlina di lusso che montava anteriormente l'innovativo motore rotativo Wankel - da cui la sigla Ro - che azionava le ruote anteriori tramite un cambio semiautomatico a tre rapporti. Ma l'auto si distingueva anche per una carrozzeria aerodinamica, all'avanguardia per l'epoca. La stampa specializzata ne rimase impressionata, tanto che nel 1968 la Ro80 fu eletta Auto Europea dell'Anno.

Il motore Wankel era rivoluzionario, con una cilindrata di 995 cc e una potenza di 113 CV. Ma dopo l'ottima accoglienza iniziale, la Ro80 si dimostrò una vettura dal consumo eccessivo di carburante, a cui si aggiunsero problemi di affidabilità. Le vendite, dopo aver raggiunto il picco di 7.811 unità nel 1969, crollarono e, anche dopo aver risolto tutti i problemi di affidabilità, la Ro80 non si riprese mai dalla pessima reputazione che si era guadagnata.
Con i costi di sviluppo sostenuti per il motore Wankel e l'insucesso della Ro80, la NSU si ritrovò in gravi difficoltà finanziarie e nel 1969 fu rilevata dalla Volkswagen. Se NSU voleva continuare a esistere, aveva bisogno di un prodotto di punta che riuscisse a esaltare le virtù del compatto motore rotativo Wankel, meglio se montato su una vettura sportiva.
Sulla base di queste premesse, il Nuccio Bertone, intuita un'opportunità commerciale, propose una versione coupé della Ro80. Il capo progettista di Bertone, Marcello Gandini, aveva cercato di trovare una soluzione soddisfacente per un layout e l'allestimento di un'auto con il motore centrale. I due posti non erano il problema, ma ospitare quattro adulti e posizionare il motore al centro era una vera sfida. Gandini vide un'opportunità in quel motore compatto della Ro80. Spostare il gruppo propulsore e la trasmissione della NSU sull'asse posteriore fu facile.
Per quanto riguarda l'allestimento, Gandini ebbe un'idea geniale: posizionare i due sedili posteriori all'esterno del motore rotativo, appena davanti alla linea dell'asse posteriore; e posizionare i due sedili anteriori spalla a spalla, con le gambe dei passeggeri posteriori distese lungo i due sedili anteriori e all'esterno di essi.
Dopo aver definito la disposizione del gruppo propulsore, i quattro sedili assumevano una configurazione trapezoidale, da cui, appunto, il nome Trapeze. Con i suoi 2,43 metri, il passo della Trapeze era leggermente più corto di quello della Lamborghini Urraco, ma offriva spazio sufficiente per accogliere comodamente quattro adulti di corporatura normale all'interno dell'abitacolo.
L'innovativo design era completato da un parabrezza curvo ispirato alla Lancia Stratos, con un aspetto avvolgente simile a una visiera di casco. Con una linea di cintura dritta e un profilo a V che richiamava quello dell'Autobianchi Runabout, la Trapeze presentava altre caratteristiche innovative riguardo il design e la sicurezza, tra cui un paraurti in plastica blu che correva lungo il perimetro dell'intera vettura a forma di cintura per la protezione laterale.
Presentata al Salone di Parigi del 1973, la Trapeze riscosse un grande successo sia da parte della stampa specializzata, sia dal pubblico. Ma nonostante questo non fu abbastanza per salvare il marchio NSU.
La concept car fa parte della collezione Bertone.