Progetto originale di mezzo di trasporto pubblico urbano che vantava diverse innovazioni tecnologiche mirate alla sicurezza e alla funzionalità, tanto da poter essere a buon diritto definita una vera e propria concept car. Basti pensare che Fiat per sviluppare l'850 City Taxi depositò ben 15 nuovi brevetti. Il prototipo presentato al Salone di Torino rimase in fase sperimentale, anche se molte delle sue soluzioni innovative, sviluppate dal Centro Stile Fiat, sono state poi utilizzate nelle vetture di serie. Le linee, soprattutto quelle del cofano motore posteriore, furono riprese nella Fiat 126.
Il City Taxi fece il suo debutto il 30 ottobre 1968, alla 50° edizione del salone di Torino. Erano gli anni delle contestazioni studentesche e delle proteste sociali, ma allo stesso tempo le città stavano vivendo un momento di grande fermento. Sulle strade circolavano moltissimi taxi basati sulla ingegnosa Fiat 600 Multipla creata da Dante Giacosa nel 1956 e sviluppata insieme alla popolarissima 600, da cui derivava. Nel 1964 e fino all’ultimo esemplare prodotto nel 1969, la Fiat proponeva insieme la 600 e la sua naturale erede, la Fiat 850.
In quello stesso periodo, i designer della Fiat erano impegnati nella creazione di una versione della 850 specificatamente destinata al trasporto pubblico, per sostituire l’ormai datata 600 Multipla. Non era una semplice elaborazione del modello esistente, ma un veicolo disegnato fin dall'inizio ad uso taxi. L'incarico fu affidato al Centro Stile Fiat, che per la prima volta si avvalse della collaborazione esterna di uno dei designer più creativi dell'epoca, Pio Manzù, il padre della Fiat 127. Prodotta in oltre 5 milioni di esemplari tra il 1972 e il 1987, era realmente un’auto moderna per I suoi tempi, spaziosa all’interno e piccolo all’esterno, figlia dell’ancora attualissima visione della mobilità di Pio Manzù, prematuramente scomparso nel 1969.
Il progetto partì dalla meccanica della Fiat 850: per facilitare quello che sarebbe stato un intensivo uso urbano, fu scelta le versione Idromatic. Presentata nel 1966, aveva un convertitore di coppia attorno alla frizione idraulica per facilitare la guida in città. Non un cambio automatico, ma un sistema senza pedale della frizione che lasciava invariate le 4 marce della 850 Super. La descrizione data era “trasmissione servoassistita”, la targhetta sul cofano recava la scritta Idroconvert.
Le dimensioni erano compatte, ma lo spazio era sfruttato al massimo, sia per favorire un uso flessibile in città, sia per facilitare l'entrata e l'uscita dei passeggeri. La forma a due volumi, con sbalzi ridotti, aveva linee piuttosto tese, con un cofano anteriore corto e spiovente, ampie finestrature per offrire ai passeggeri un'ottima visuale del paesaggio urbano e un abitacolo allineato più in alto per migliorare il comfort a bordo. La carrozzeria arancione aveva lo scopo di renderla più facilmente riconoscibile, in un'epoca in cui i taxi avevano la livrea verde-nera.
Più che per la maggiore altezza, l'850 City Taxi si distingueva per le sue asimmetrie: sul lato sinistro c'era la portiera ad uso del guidatore, mentre i passeggeri entravano attraverso un'innovativa porta scorrevole a controllo elettronico sul lato destro. Le diverse dimensioni delle porte hanno comportato anche misure diverse dei 2 finestrini laterali. I due tergicristalli erano particolarmente lunghi, visto che dovevano pulire un parabrezza che era posto molto più in alto del normale: dal lato guidatore, il tergicristallo era stato progettato in configurazione “a pantografo”, a due bracci, e rimaneva in posizione verticale a riposo. L'altro tergicristallo, invece, si muoveva come un arco dall'interno verso l'esterno del finestrino, nella direzione opposta rispetto alle altre Fiat dell'epoca.
I sedili posteriori ospitavano 3 passeggeri: se, per brevi tragitti, fosse stato necessario lo spazio per un quarto, accanto al guidatore c’era un ulteriore sedile ribaltabile; quando non era utilizzato e quindi era sollevato, lo spazio alla destra del guidatore poteva essere utilizzato per i bagagli, fissati in posizione con una cinghia speciale. Altre borse potevano essere sistemate nello spazio dietro i sedili posteriori, sopra il motore. A quest'ultimo vano si poteva agevolmente accedere anche dall'esterno, attraverso un'ampia portiera a vetri. Le specifiche degli interni andavano ancora oltre: il Fiat City Taxi presentava un cruscotto futuristico rivestito di materiale flessibile, che copriva il quadro strumenti e il tassametro, ancora oggi considerata un'innovazione. Dello stesso materiale era stato rivestito anche un piccolo schermo televisivo. L'autista poteva parlare direttamente con il proprio centralino tramite un radiotelefono, con un microfono integrato nell'aletta parasole.
Le innovazioni in materia di sicurezza in seguito diventeranno di serie su tutte le auto, tra cui il piantone dello sterzo articolato per salvaguardare il guidatore in caso di impatto frontale; il cruscotto rivestito in un materiale flessibile e le cinghie per fissare i bagagli in posizione. Il sistema di comunicazione radiotelefonica, con il microfono nell'aletta parasole, era un precursore del sistema vivavoce per telefoni cellulari. Il televisore posto al centro della plancia può essere considerato anche il precursore degli attuali touchscreen.