Jaguar E-type, storia di un'icona dell'automobilismo
Se un’auto avesse potuto racchiudere in se’ la grazia felina, la potenza e la bellezza che il nome Jaguar ha sempre evocato, questa non avrebbe potuto essere altro che la E-type. Lo stesso Enzo Ferrari, quando la vide per la prima volta, disse che si trattava della “più bella automobile del mondo”. La E-type rendeva gli usuali superlativi per le supercar obsoleti.
Nella seconda metà degli anni Cinquanta era arrivato il momento di sostituire l’ormai datata XK150, ultima evoluzione della leggendaria XK120 lanciata nel 1948. Lo sviluppo della nuova sportiva del giaguaro iniziò nel 1957, con il prototipo chiamato E1A derivato dalla D-type. Il successive prototipo. la E2A, era molto più vicino a quella che sarebbe stata la E-type definitiva. Nel 1960 il pilota americano Briggs Cunningham portò l’auto alle 24 Ore di Le Mans. La dimostrazione della correttezza strutturale del suo design fu l’aver stabilito il giro più veloce durante le prove e, in gara, dal fatto che si mantenne al terzo posto sino a quando la rottura di un tubo della benzina ne pregiudicò le sue possibilità di vittoria.
La carrozzeria così perfettamente proporzionata della E-type era opera dell’ingegnere aeronautico Malcom Sayer che aveva già applicato la sua grande esperienza in campo aerodinamico sulla C-type e la D-type.
Sayer impiegava un suo particolare metodo scientifico applicato al design, con l’utilizzo di regoli, tavole logaritmiche ed equazioni matematiche per tracciare le complesse curve e le linee delle sue auto. Nel suo lavoro non era guidato da un senso estetico fine a se stesso, ma cercava di costruire qualcosa che prendesse forma grazie alla matematica, e la bellezza delle sue auto era il risultato della purezza e della semplicità.
La E-type fu presentata alla stampa mondiale al Parc des Eaux Vives di Ginevra il 15 marzo 1961, suscitando una così grande sensazione che la concorrenza presente al salone fu completamente oscurata. Ma anche l’entusiasmo dei media presenti ed il clamore delle prime prove su strada, che allora venivano effettuate durante la giornata riservata alla stampa, contemporaneamente al salone, fu tale che William Lyons, il fondatore di Jaguar, ordinò al capo-collaudatore Norman Dewis di portare subito da Coventry una seconda E-type. Dewis partì la sera stessa, riuscendo a prendere al volo l‘ultimo traghetto per Calais e, arrivato in Francia, guidando tutta la notte, raggiunse il salone in tempo per l’apertura della seconda giornata (nella foto).
Come avvenne con la XK120 al momento della sua presentazione nel 1948, la E-type cambiò il panorama delle prestazioni delle auto sportive per sempre. Al momento del suo lancio costava appena 1.830 sterline nella versione roadster e 1.954 nella versione Fixed Head Coupe. A quel tempo, le Aston Martin costavano il doppio e le Ferrari quasi tre volte tanto.
Sotto il suo cofano elegante e incredibilmente lungo c’era una versione 3.8 litri del motore XK sei cilindri in linea, che erogava una potenza di 268Cv e una coppia di 359Nm. Quindi, anche le prestazioni si combinavano perfettamente con il suo design: la velocità massima era di 242 km/h e accelerava da 0 a 100 kmh in appena 6.9 secondi. Grazie a queste prestazioni, la E-type era la vettura di produzione di serie più veloce del mondo. Montava, ovviamente, dischi freno anteriori e posteriori e un cambio a quattro marce.
La E-type ebbe un immediato successo mondiale. Il suo appeal era tale che superò i confini del mondo automobilistico. Tale l’intrinseca perfezione delle sue proporzioni e della purezza delle sue linee che è rimasta in mostra permanente al Museum of Modern Art di New York (MOMA).
La E-type racchiudeva in se lo spirito di un periodo “rivoluzionario” di cui divenne una delle icone, uno dei simboli dei favolosi Swinging Sixties, come i Beatles o la minigonna. E, ovviamente, non poteva che essere l’auto dei personaggi che quel periodo hanno caratterizzato, da George Best a Brigitte Bardot, da Steve McQueen a Tony Curtis.
Dal punto di vista tecnico, la E-type era in continua evoluzione. Fu realizzata una versione 2+2 con il passo più lungo. Il primo, importante cambiamento meccanico avvenne nel 1966 quando venne montato un motore 4.2 litri, sei cilindri in linea, con più potenza e maggiore coppia, insieme a un nuovo cambio a quattro marce completamente sincronizzato. Per soddisfare le stringenti normative sulla sicurezza del mercato USA, l’auto perse le coperture dei fari e il tradizionale cruscotto con gli interruttori, oltre a essere dotata di paraurti più grandi, indicatori di direzione e nuove luci di coda. Fece così il suo debutto, nel 1968, la Series 2. Un altro grande cambiamento avvenne nel 1971, quando Jaguar per lanciare il suo nuovo motore V12 destinato alla berlina XJ, lo montò sulla E-type, dando vita alla Series 3. Tutte le versioni avevano uno chassis 2+2.
La E-type uscì di produzione nel 1975. Nel corso dei suoi straordinari quattordici anni di vita, erano stati venduti oltre 72.000 esemplari, rendendola la vettura sportiva più venduta d’Europa. Nel corso del tempo era maturata con grazia, trasformandosi in una raffinata granturismo, ma sempre con una velocità che metteva in imbarazzo la concorrenza.
La E-Type è stata, ed è tuttora, non soltanto l’esempio perfetto della bellezza automobilistica, ma espressione della passione. Il suo profilo, i suoi marcati parafanghi posteriori, simili alle zampe posteriori di un felino pronto a scattare, l’arco del parabrezza posteriore, sono l’espressione visiva delle prestazioni sportive.
“La E-type”, una volta ha detto Ian Callum, che per 18 anni è stato il Direttore Design di Jaguar, “era molto più avanti del suo tempo. La filosofia di William Lyons era stata sempre quella di affrontare nuove sfide. E il compito di Jaguar è stato sempre quello di rompere le regole, guardando sempre avanti.”