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Al Salone di Torino del 1977, Bertone presentò la Jaguar Ascot.

Creare una concept car basata sulle Jaguar era sempre stato molto difficile, soprattutto perchè le vetture di Coventry avevano una personalità così forte che ogni volta che ci si allontanava troppo dalle auto venute prima, si rischiava di perdere quell'essenza che faceva di una Jaguar una… Jaguar.
Bertone, in quel momento, era innamorato della forma a cuneo e applicava lo stesso schema di stile e di a tutto ciò che produceva. Nel 1977, anche il designer Marcello Gandini era nella sua massima espressione di linee a cuneo, avendo progettato l'Alfa Romeo Carabo, la Lancia Stratos Zero e la Lamborghini Countach. Provò così ad applicare il suo stile inconfondibile ad una coupé Jaguar a quattro posti, il risultato fu la Ascot.
La Ascot era basata sulla piattaforma accorciata della XJ-S. La concept, che aveva la guida a destra, montava il motore Jaguar 5.3 litri V12 ed il cambio automatico.

La Ascot, rispetto alla XJ-S di base, era più leggera, grazie alla costruzione in alluminio; inoltre, aveva una linea a due volumi con portellone posteriore, proprio come nella classica E-type.
Sfoggiava una griglia frontale a tutta larghezza con lo stemma Jaguar al centro. Uno spoiler, al di sotto della griglia inferiore, formava una superficie che correva sul davanti dell'auto e sulle ruote anteriori. Il cofano aveva una forma ad H che rappresentava la forma del V12 sottostante, e nascondeva una serie di fari a scomparsa.
Gli archi posteriori erano tagliati, in puro stile Gandini, mentre i montanti A, B e C, di forma angolare, erano colorati in contrasto.
Per il suo debutto al Salone, l'auto era stata verniciata di bianco, ma in un secondo momento fu riverniciata.
L'interno era un mix contemporaneo di pelle marrone chiara e scamosciata marrone, incluso un pratico scomparto su ogni porta.
La strumentazione, alcuni quadranti ausiliari e il selettore del cambio a forma di T erano tutti presi in prestito dalla XJ-S. Tuttavia, la forma rettangolare del cruscotto era concettualmente specifica ed includeva il massimo del lusso degli anni '70: un telefono integrato.