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Al Salone di Francoforte del 1995, Audi aveva presentato uno studio di design di una coupé. Il grande successo riscosso dal modello contribuì a dare il via alla produzione in serie su larga scala di quel concetto originale, apparentemente con pochissime modifiche esteriori, nel 1998 con il nome TT.

Concepita dal designer americano Freeman Thomas, sotto la guida dell'allora capo del design Peter Schreyer, la forma geometrica e minimalista della concept car evocava i principi della Bauhaus, una filosofia in cui "less is more", in cui ogni linea ha uno scopo e ogni forma una funzione. La sua purezza la distingueva dai modelli di produzione contemporanei, ed era completata da un abitacolo dal design che portava quel tema geometrico in ogni elemento, dalla strumentazione alle prese d'aria, ai suoi tanti dettagli in alluminio fresato.
Questo allontanamento dai tratti distintivi che fino ad allora avevano definito il design Audi non era l'unica eccezione alla regola. Quando la concept venne presentata, Audi aveva avviato il suo processo di trasformazione, a partire dalla denominazione dei modelli che seguirono la 80, la 100 e la V8 Saloon, lanciati rispettivamente come A4, A6 e A8. Invece di allinearsi a questa nuova filosofia, le nuove coupé e roadster presero il nome di uno degli eventi motoristici più antichi del mondo: il Tourist Trophy che si corre sull'Isola di Man. Più comunemente conosciuta come TT, l'estenuante corsa su strada era stata teatro di grandi successi su due ruote per NSU e DKW, marchi si sarebbero legati ad Audi. In effetti, la corsa aveva già fornito ispirazione per il nome di un'auto compatta sportiva prodotta da NSU, la Prinz 1000 TT del 1965.
A differenza di molte concept car, che per scopi pratici vengono rese meno estreme alla produzione, la TT Coupé arrivò su strada praticamente invariata. A prima vista, l'integrazione di un finestrino laterale posteriore era l'unica differenza significativa. Anche se in realtà vennero apportate molte altre modifiche, non solo a livello tecnico ma anche in termini di proporzioni fondamentali dell'auto che non andavano, però, a intaccare i proncipi del suo design.
Grazie alle sue prestazioni, ai suoi equipaggiamenti e ai prezzi relativamente accessibili, quel fascino estetico fece sì che la TT diventasse una delle auto sportive più richieste della sua epoca. Ma oltre al successo commerciale: la TT ha svolto un ruolo cruciale nel richiamare l'attenzione su Audi, contribuendo a consolidare la percezione del marchio da parte del pubblico come pioniere del design e della tecnologia e a sostenere la sua ascesa al segmento premium.
La prestazioni dell'Audi TT Coupé del 1998, e della TT Roadster che la seguì un anno dopo, derivavano da un motore a benzina a quattro cilindri turbocompresso da 1,8 litri montato trasversalmente. Le potenze variavano da 150 CV a 225 CV.
Una versione del motore 1,8 litri da 240 CV equipaggiava la versione TT quattro Sport, le cui prestazioni erano ottenute non solo grazie all'aumento di potenza, ma anche a dettagli stilistici aerodinamici e misure di riduzione del peso, inclusa l'assenza di un sedile posteriore. La sua potenza sarà superata solo dal 3.2 litri, sei cilindri, da 250 CV, arrivata nel 2003 nella TT 3.2 quattro, il primo modello Audi di serie a presentare il cambio automatico a doppia frizione a cambio rapido noto come S tronic.