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Jaguar XJ, i 50 anni di una dinastia leggendaria. La XJ40, 1986-1994. Quarta parte.

All’inizio degli anni ’90 iniziò lo sviluppo della nuova generazione della XJ. Un investimento di 200 milioni di sterline dopo che Ford aveva assunto il controllo di Jaguar nel 1989, consentì ai progettisti di Coventry di ridisegnare la XJ40 per rendere l’auto più semplice da produrre e migliorarne la qualità costruttiva.

Il risultato finale fu la X300, frutto del lavoro del designer Geoff Lawson, che s’ispirò al passato per realizzare la nuova XJ: un design definito “retrolutionary”. Linee più morbide ed il ritorno ai classici quattro fari anteriori circolari, che erano molto più in sintonia con quelle nuove rotondità che riportavano indietro negli anni, richiamando l’eredità stilistica delle Jaguar classiche del passato. Anche gli interni vennero completamente ridisegnati ed anche in questo caso con la precisa volontà di un ritorno al classico, anche se indubbiamente moderni, ma con un abbondante utilizzo di radica e pelle. La X300, inoltre, fu la prima XJ ad adottare i paraurti completamente in plastica.
Lanciata nel 1994, la gamma X300 era equipaggiata con le versioni 3.2 e 4.0 litri del motore 6 cilindri che era stato nel frattempo modificato ed aveva assunto la nuova denominazione di AJ16. Venne adottato il variatore di fase ed una gestione elettronica più evoluta. Nuovo il cambio automatico, a cui venne aggiunta la funzione manuale sequenziale, e le sospensioni, con la grande novità del sistema Jaguar CATS per la gestione elettronica dell’assetto.
Molto più brillante e performante era la nuova versione sovralimentata del 4.0 litri, montato sui modelli XJR. Oltre alle modifiche apportate agli aspirati, venne dotato di due compressori volumetrici e l'intercooler, cosicché la potenza schizzò a 321 CV. Con una velocità massima di 250 km/h limitata elettronicamente, era veloce come il 6.0 litri V12, che rimaneva ancora in produzione, ma con un’accelerazione più bruciante.
Come molti anni prima c’erano le versioni base XJ6, affiancate dalle Sport e dalle Sovereign oltre che dalle tradizionali Daimler. Nel 1995 venne lanciata anche la versione LWB (Long Wheel-Base) con il passo allungato di dieci centimetri; di queste furono anche realizzate delle versioni a marchio Daimler, le Double Six, equipaggiate ovviamente con il solo motore V12 da 6 litri.
Le versioni 6 e 12 cilindri della X300 sono state quelle con la vita più breve nella storia della serie XJ. Jaguar, infatti, aveva iniziato a lavorare su una famiglia tutta nuova di motori, che avesse eventualmente potuto comprendere sia la versione V6 che la V8. Ad eccezione dei propulsori Daimler dei primi anni ’60, quelli che stavano nascendo erano i primi motori Jaguar a 8 cilindri, sebbene una versione a 8 cilindri del V12 fosse stata presa in considerazione già molti anni prima.
Il motore V8, conosciuto come AJ8, fu lanciato nella versione 4.0 litri sulla nuova sportiva XK8 che nel 1996 aveva sostituito la XJ-S. L’anno seguente, i motori V8 fecero la loro apparizione sulla X300, che da quel momento assunse, internamente, il nome di X308. Sulle berline vennero adottati il 3.2 ed il 4.0 litri aspirati ed il 4.0 litri sovralimentato.
L’introduzione del motore V8 significava, però, dire addio al glorioso motore V12 che aveva così ben assolto il suo compito per 25 anni. Di conseguenza, i marchi XJ6 e XJ12 vennero definitivamente ritirati.
Poche le modifiche estetiche apportate sulla X308 che venne lanciata nel 1998 ed interessarono la mascherina, i paraurti, i cerchi e i nuovi interni.
Alla base della nuova gamma c’era la XJ8 3.2 da 230 CV, mentre al top si posizionava la 4.0 Supercharged, commercializzata con il nome di XJR. Anche della X308 vi fu una versione a passo lungo: la Super Eight con motore da 4 litri e, successivamente, la Super V8 con un propulsore da 4.0 litri potenziato.
Complessivamente, dal 1994 anno del lancio della X300, al 2003 quando fu lanciata la sesta generazione della XJ, furono prodotte 218.298 unità, di cui 92.038 della X300 e 126.260 della X308.
                                                                                                                                                                                  To be continued