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Flaminio Bertoni (1903-1964) ha solo ventidue anni quando nell'aprile del 1925 si presenta ad André Citroën con il suo brevetto del “saliscendi pneumatico per i finestrini delle auto”. Nonostante il suo pessimo francese, Bertoni viene subito assunto. Presto diverrà noto come l’Italiano Furioso per via del suo carattere collerico e della scarsa pazienza.

Torna in Italia nel 1929 per aprire un suo studio di progettazione e disegnare carrozzerie. Parallelamente, Flaminio continua a dipingere e scolpire: un’autentica passione che influenzerà direttamente il suo lavoro di progettista.
Nel 1932 torna a lavorare con Citroën, che gli chiede di modernizzare le linee delle sue automobili e di trovare uno stile più originale. Flaminio inizia così a lavorare alla Traction Avant e lo fa in una maniera inedita: niente schizzi e disegni ma modelli di creta che gli consentono di applicare la sua sensibilità di scultore alla progettazione di una carrozzeria.
Nasce così il profilo di un’auto diventata leggendaria anche grazie alla grande calandra, al profilo basso e ai parafanghi rotondi ed allungati, proprio come le ali del cigno alle quali si è ispirato Bertoni.
Dopo che l'azienda viene rilevata dai fratelli Michelin, viene nominato Presidente e Direttore Generale un uomo per loro di assoluta fiducia: Pierre Jules Boulanger.
Le scelte a cui viene chiamato sono difficili: tagliare il personale, ridurre gli stipendi e cancellare progetti troppo ambiziosi.
La “cura Michelin” è drastica ma funziona e già nel 1936 i bilanci di Citroën sono tornati in attivo. Boulanger può così iniziare pensare alla sua visione del futuro dell’azienda,
partendo dall’idea di due nuovi modelli: una vettura piccolissima (la TPV, Tout Petite Voiture) e un modello più grande che dovrà sostituire la Traction nel giro di una decina di anni, la VGD (Voiture à Grand Diffusion).
Bertoni viene escluso dal progetto della TPV (che diverrà la 2CV). Boulanger vuole un'auto funzionale, comoda, spaziosa ma non bella:
La 2CV non dev’essere bella ma, all’apparire dei primi prototipi, è evidente che per essere messa in produzione è necessario migliorare il suo design esterno.
Viene così chiesto aiuto a Bertoni che ingentilisce le forme della piccola di casa Citroën. Il cofano segnato da nervature che lo rendono resistente, il tetto ed il bagagliaio posteriore sostituiti da una capote in tela che semplicemente può essere arrotolata per far assumere all’auto la configurazione più adatta al compito che deve svolgere, i finestrini incernierati al centro e i fari, simili a quelli della Traction, montati e non integrati sull’auto in modo da essere facili da sostituire o riparare: l’auto ridisegnata dall’Italiano Furioso rimane essenziale e funzionale come nei desideri di Boulanger ma ha stile e carattere.
Non solo Traction Avant e 2CV, a Bertoni si deve anche la futuristica Citroën DS. Per l’occasione studia anche il design interno, progettando la bellissima plancia composta da
un unico grande pezzo in nylon modellato per accogliere la strumentazione di bordo e l’innovativo volante monorazza, esclusiva per molti anni delle auto del Double Chevron.
Nel 1961 viene lanciata l'AMI6 la cui linea era una totale rottura con i modelli precedenti: Bertoni era riuscito a creare una comoda berlina a quattro posti e tre volumi, con un grande vano bagagli di 350 litri in meno di quattro metri di lunghezza, utilizzando in gran parte la meccanica della 2CV ed un nuovo motore di 602cc che permetteva di viaggiare in tutto comfort sul filo dei cento all’ora. L’AMI6 fu un vero successo e per due anni fu l’auto più venduta di Francia.